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Bitcoin: Quanta energia consuma realmente?

consumo energia bitcoin

A luglio si è tenuto “The B World”, l’evento a tema crypto che ha visto coinvolti Elon Musk (Tesla e Space X), Cathie Wood (Ark Invest) e Jack Dorsey (Square e Twitter).

Durante la diretta uno dei temi maggiormente trattati è stato il consumo di energia di Bitcoin. Nel periodo precedente infatti la criptovaluta numero 1 al mondo è stato fortemente criticata dopo che il mining dalla Cina è stato vietato anche per colpa del suo impatto ambientale.

 

Quanto energia brucia Bitcoin?

Stimare direttamente il consumo energetico di Bitcoin è impossibile. Per questo chi effettua degli studi a riguardo si rivolge a modelli teorici matematici che possono essere non del tutto esatti. Premettendo questo, analizzeremo 2 indici differenti così da trovare una soluzione alternativa al problema e diminuire la probabilità di errore.

 

Il primo strumento per calcolare il consumo energetico di Bitcoin è il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index (CBECI), sviluppato dall’Università di Cambridge.

Il modello stima il consumo totale annuo di energia elettrica espresso in terawattora (TWh). Secondo i loro algoritmi attualmente Bitcoin consuma circa 97 TWh all’anno.

La stima viene aggiornata ogni 24 ore e viene applicata una media mobile a 7 giorni. Se facciamo un confronto Bitcoin consuma circa quanto le Filippine o i Pesi Bassi.

 

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Il secondo strumento è il Bitcoin Energy Consumption Index, sviluppato da Digiconomist, una piattaforma online che si concentra sulle conseguenze indesiderate delle tendenze digitali.

In questo caso il consumo energetico è stimato a 164 TWh all’anno. Che può essere paragonato al consumo di energia elettrica di Polonia o Egitto.

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Come puoi notare c’è una differenza sostanziale a livello numerico. Questi istituti infatti stimano anche un limite inferiore e superiore creando un range di consumo nel quale l’impatto energetico si muove.

 

Facciamo degli esempi

Per capire meglio quanto realmente consuma Bitcoin, effettuiamo un’analisi di confronto con altri beni industriali e residenziali.

Considerando i dati precedenti facciamo una media molto semplice tra i 97 TWh e i 164 TWh stimati dai 2 indici. Poniamo quindi che Bitcoin consumi circa 130 TWh all’anno. BTC utilizza un quantitativo energetico pari a:

  • frigoriferi e condizionatori residenziali statunitensi, 104 TWh/anno;
  • produzione mondiale di rame, 167 TWh/anno;
  • il doppio dei televisori residenziali statunitensi, 60 TWh/anno.

 

Qual è l’impatto ambientale di Bitcoin?

È essenziale distinguere il consumo di elettricità dall’impronta ambientale. Il primo riguarda la quantità totale di elettricità utilizzata dal mining di Bitcoin mentre il secondo il suo impatto ambientale.

Il problema non è in sé quanta energia si consuma ma l’impronta di carbonio prodotta. Essa può dipendere da diverse fonti energetiche, poco o tanto inquinanti.

Un kWh prodotto da una centrale a carbone ha un impatto peggiore rispetto ad un kWh prodotto da una centrale eolica.

Attualmente Bitcoin ha un’impronta di carbonio che si aggira sui 94 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 annui. Anche in questo caso ho fatto una media tra 2 versioni:

  • Cambridge dice che se derivasse totalmente da carbone, il combustibile fossile più inquinante, sarebbe pari a 111 Mt di anidride carbonica annnua. Pari al 0,35% delle emissioni mondiali in un anno;
  • Digiconomist fa una stima di 78 Mt di anidride carbonica annua.

 

Da dove deriva il consumo di energia di Bitcoin?

Secondo un altro studio dell’Università di Cambridge l’estrazione proof-of-work (POW) è alimentata per il 39% da energia rinnovabile, principalmente da energia idroelettrica. Tra le energie pulite troviamo quella eolica e solare che in percentuale si collocano più in basso rispetto all’energia estratta dal carbone e dal gas naturale.

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Ad aprile il 50% dei minatori di Bitcoin aveva sede in Cina. Dopo il ban del governo cinese, molti minatori si stanno trasferendo in paesi come l’Iran e il Kazakistan, dove l’elettricità proviene quasi interamente da combustibili fossili.

Infatti i dati appena commentati considerano ancora l’apporto cinese del POW, di conseguenza è possibile aspettarsi un decremento delle fonti rinnovabili per il mining.

Questa è la situazione a gennaio 2022, come puoi notare il gap lasciato dalla Cina è stato colmato da USA, Russia, Kazakistan, Canada e Iran.

 

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Conclusioni

Il futuro del mining è la chiave principale per capire il consumo energetico di Bitcoin. Gli elementi di maggiore impatto saranno la distribuzione geografica dei miners, dopo l’uscita dai giochi della Cina, e l’utilizzo dell’energie rinnovabili.

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